Caro libro

Caro Non siamo mai abbastanza, il 20 ottobre del 2011 uscivi dagli scatoloni e vedevi la luce nelle librerie, perciò domani sarà passato un anno, domani è il tuo compleanno: auguri!

Caro Non siamo mai abbastanza,  sì lo so che il tuo primo nome era diverso, e sì, certo, sei stato concepito molto prima, più di un anno prima rispetto a quella data, però che ci vuoi fare, sei un libro, e quel che conta è l’uscita ufficiale, e il titolo ufficiale, perciò indicare quel giorno ha un senso, no? Comunque, non volevo solo farti gli auguri, ma anche ringraziarti. Sei stato il mio primo libro – no, mi spiace, non il primo che ho scritto, ma il primo in carta e ossa, ancora una volta è l’ufficialità che conta, non fare il geloso, su! – ma non è solo questo.

Caro Non siamo mai abbastanza, quest’anno passato insieme a te è stato pieno di novità e divertimento. Grazie a te oggi mi trovo non solo se mi cerco su Google, ma anche su Amazon; grazie a te sono diventato ricco (ahahah, dài, era solo una battuta); grazie a te ho fatto anche questo blog. E non sono mancate le sorprese: pensavo sarebbero successe delle cose che si sono invece verificate solo in minima parte (niente paparazzi, sigh…), mentre ne ho scoperte altre francamente inattese. Tipo che mi diverto a parlare in pubblico, e non sono neanche così negato: abbiamo girato un po’ tutta l’Italia, insieme, passando da Palermo a Padova, da festival affollati a librerie per pochi intimi, da solenni aule di Consigli Comunali a scalcagnate aulette di Istituti tecnici commerciali, condividendo il microfono con professori universitari e giovani nerd, salendo su palchi in compagnia di altri nove scrittori o in tremebonda solitudine… E tramite te ho conosciuto, come si dice, ‘n sacco di ggente interessante, ho recuperato amicizie che si stavano allentando, ho rischiato di perdere amicizie solide.

Caro Non siamo mai abbastanza, un anno di vita per un libro è tantissimo, corrisponde a essere maggiorenne, che dico, a essere sulle soglie della pensione. No, non ti sto mollando, e credo che avremo ancora varie occasioni per fare due chiacchiere insieme; però insomma, la maggior parte di quel che potevamo fare l’abbiamo fatto. Ti auguro un felice compleanno, e una lunga strada ancora da percorrere: ora puoi camminare sulle tue gambe, e io anche.


Presentazioni del libro: l’Italia da Palermo a Milano

Non siamo mai abbastanza - immagine di copertinaAltre due presentazioni del libro – ancora? ma in Trinacria non c’ero mica stato, e nella capitale immorale, può sembrare strano, neanche. Due incontri diversi dalle solite serate inutili (leggete questo, in proposito, fa scompisciare). Due cose particolari, ognuna per motivi diversi, ma insomma un po’ speciali. Almeno spero.

Domenica 29 aprile, Palermo
Libreria Modusvivendi (Via Quintino Sella 79) – ore 11
Avete letto bene, alle 11 di mattina: questa originale libreria palerminata organizza dei brunch letterari, gli autori parlano e la gente mangia, ci auguriamo avanzando qualcosa per gli oratori.
Altra particolarità, l’incontro è collettivo: insieme a me ci saranno due autori della casa editrice e/o, Marco Rossari (L’unico scrittore buono è quello morto) e Claudio Morici (L’uomo d’argento); argomento “Nuovi narratori italiani” o qualcosa di simile, coordina Matteo Di Gesù, che in queste robe ci sguazza.
(Qui l’evento su facebook)

Update: dalla Modusvivendi rettificano giustamente sia sulla natura dell’incontro – colazione e non brunch, data l’ora! – sia sul titolo: “L’Italia è (ancora) un paese per scrittori?”. Qui l’evento, io sono il primo solo in ordine alfabetico, eh.

 

Martedì 15 maggio, Milano
Accademia della felicità (Via Federico Confalonieri 11) – ore 19
Non è una libreria, incredibile, ma un posto che fa formazione personale e coaching, aperto da poco, e con una filosofia che… vabbuo’, il nome parla da solo, e in tempi di crisi è proprio quello che ci vuole. Che c’entro io con loro? Ci siamo incontrati, grazie a un’altra coach, ci siamo piaciuti e loro mi hanno proposto di parlare del libro in modo anomalo, e forse di fare anche altre cose, che poi vi dirò. Intanto c’è questo appuntamento a cui hanno dato un titolo fantastico, contropresentazione interattiva, cercherò di essere all’altezza. Parlerò dei fatti miei, come e più del solito, parlerò dei fatti vostri, cercherò di coinvolgere chi viene. Insomma, vedremo.
(Qui l’evento su facebook)


Torno a scuola

Una cosa che non avevo detto, a proposito del mini tour di presentazioni di questi giorni (oggi Roma, Libri Come, sala piena e grandi interventi di La Porta e Pascale, grazie! casomai poi ne scrivo e/o metto qualche foto) è che tra una cosa e l’altra stamattina ho un incontro in una scuola, il De Nicola a Napoli. Pensavo: non è un incontro pubblico, nel senso che è riservato agli studenti, quindi non lo pubblicizzo. Poi però mi è venuto in mente che mi piacerebbe fare qualcosa di interattivo con i ragazzi e le ragazze, non la solita cosa pallosa dello scrittore che va a farsi pubblicità. E che la cosa poteva, dopo l’incontro, coivolgere anche il blog. Non so ancora precisamente cosa succederà oggi, e cosa succederà in seguito. Spero qualcosa, vedremo.

Update delle 13.30 – L’incontro è andato benissimo, scuola ospitale, preside gentilissimo, presentazione lusinghiera delle professoresse, ma soprattutto ragazzi fantastici. Hanno accettato volentieri, e non era per niente scontato, di partecipare al mio esperimento di scrittura “di getto”. Mi hanno fermato per ore alla fine dell’incontro. Se mi manderanno qualcosa che hanno scritto o scriveranno, la pubblicherò sul blog, magari in un’apposita sezione. Guagliù, vi aspetto.


Oh Christa!

“Tra le tante vie della scrittura, quella autobiografica è al tempo stesso la più facile e la più complicata. Diventa semplice per certi versi perché l´autore si muove all´interno del racconto come un pesce che nuota nell´acqua. Tutto gli è noto, ha già confidenza con ogni cosa, nulla deve (né può) essere inventato. Forse, per buona pace di tutti, al massimo vanno cambiati alcuni nomi di persone o di luoghi. Ma si crea, attingendo da un bagaglio già pronto. Fin qui l´aspetto della leggerezza. La scrittura autobiografica, però, è anche la più difficile e complessa perché, per riuscire davvero, deve diventare una narrazione che ti fa fare i conti con te stesso. Il più delle volte significa che deve farti male. Che deve essere faticosa, dolorosa, colpirti fin nei reni e nel midollo. Deve marciare passo passo con le crisi, non solo con gli inevitabili momenti di crisi della scrittura, ma anche con quelle della personalità, con i dubbi su di te che arrivano al cuore stesso dell´autocoscienza. E infine, ma non è l´aspetto meno importante, la scrittura autobiografica mette l´autore davanti a quell´ultima barriera e intima protezione che può concedersi o che invece può aver scelto di far cadere davanti ai suoi lettori, denudandosi completamente. Il fatto che alla fine ci sia sempre qualcuno che osi varcare quella soglia spiega tra l´altro quella singolare riserva di innocenza che, al momento in cui decide di pubblicare il libro, spinge l´autore o l´autrice a sperare di essere accolto dal “miracolo” della comprensione”.

Così Christa Wolf. Poi lei questo discorso generale lo usa come introduzione per parlare di Günter Grass e della confessione del suo giovanile nazismo. Ma la cosa, una delle cose, che ti fa adorare un grande scrittore è la capacità di tirare fuori, in dieci righe pulite, un groviglio che ti ribolle dentro e non sai come spiegare. Questo per dire che da quando Non siamo mai abbastanza è uscito mi trovo a dover discutere di autobiografia, di come ho messo in piazza i fatti miei (e degli altri, pardon), di come in sostanza abbia avuto gioco facile a non inventarmi niente. E siccome nei prossimi giorni torno a presentare in pubblico il libro, magari questo passo può tornarmi utile per avere qualcosa di intelligente da dire, contrariamente al solito. Quasi quasi me lo stampo. Maro’, così però pare che mi sono voluto paragonare a Grass. Ciao Günter, so che mi leggi, tu sai che non mi permetterei mai, vero?


Mia madre spiegata a mia madre

Questo video è tratto dalla presentazione di “Non siamo mai abbastanza” a Napoli, libreria Ubik, il 7 novembre 2011. Con Francesco Romanetti, giornalista de Il Mattino, e Raffaella Ferré, scrittrice.

Nel frammento selezionato, viene letto un dialogo dal libro: l’autore interpreta il protagonista, la scrittrice interpreta la madre del protagonista, la madre dell’autore borbotta mimetizzata tra il pubblico.


Presentazioni del libro: centro-sud tour 2012

L’ho detto (su fb) e lo ridico: mi sento un po’ il Baricco dei poveri. Ba-ricco perché il suo libro ancora doveva uscire e lui già era stato in 10 librerie da Milano a Bari nel giro di 7 giorni. Ma-povero perché in realtà ci si organizza così, comprimendo tutto, per sparagnare. Tant’è, posso dire forte che a marzo faccio 3 presentazioni in 3 giorni. Ecco i dettagli.

Domenica 11 marzo, Roma
Libri Come – Auditorium, ore 12.00
Con il compagno di scuderia Ivan Polidoro, il critico Filippo La Porta e lo scrittore Antonio Pascale
(qui l’evento su Facebook)

Lunedì 12 marzo, Salerno
Feltrinelli, ore 18.00
Con Francesco De Piscopo, docente di letteratura italiana, e Raffaele Avallone, giornalista del Corriere del Mezzogiorno
(qui l’evento su Facebook)

Martedì 13 marzo, Napoli
Fnac, ore 18.00
Con Raffaella R. Ferré
(qui l’evento su Facebook)

Il libro mio (non ilmiolibro)

Non siamo mai abbastanza - immagine di copertinaSi chiama Non siamo mai abbastanza, l’ho scritto nel 2010, è uscito nel 2011 per quei bei tipi di 66thand2nd.

Così di solito ne parlo io:

Il titolo doveva essere un altro ma vabbè. Si parla di: Mondiali di calcio, delitto Moro, Playmobil, Diego Armando Maradona, Procedura penale, scherma, Uomo tigre, discese in campo, tammurriate e altre fesserie. Ma soprattutto dei fatti miei (e vostri).

Questo è il modo ufficiale in cui mi presenta la mia casa editrice:

“Forse morire significa questo: quando finisce una cosa e non lo sapevi che ti piaceva, non lo sapevi fino a quando non finisce”

Le passioni sportive, civili e private vissute da Marco nell’arco di trentasei anni, a partire dal suo concepimento avvenuto durante i mondiali di calcio del 1974 fino agli ultimi campionati del 2010. Prima a Napoli, dove è nato, poi a Bologna, per studiare Legge senza troppa convinzione, e infine a Torino, dove si trasferisce in cerca di lavoro e incontra l’amore — Marco cresce, sbaglia, si indigna e racconta gioie e dolori di un’Italia che ancora stenta a riconoscersi come un’unica nazione. Una vita fotografata nei giorni in cui gioca la Nazionale, le polemiche sul calcio scommesse, l’inno di Mameli, la lotteria dei rigori s’intrecciano agli avvenimenti che hanno cambiato la storia dell’Italia: l’omicidio Moro e le Br, la Legge Basaglia, la discesa in campo del Cavaliere e l’affermarsi della Lega, il terremoto dell’Irpinia, la televisione a colori con il telecomando… Un mosaico fatto di micro-episodi in cui si leggono le aspirazioni e le delusioni di una generazione che «non si aspetta di vivere in condizioni migliori di quella che l’ha preceduta».

Vincitore del concorso In Attesa dell’Unità d’Italia indetto da 66thand2nd in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità. Il testo è stato selezionato da una giuria composta da Gabriele Romagnoli e Paolo Verri, e da Tomaso Cenci e Enzo Rammairone di 66thand2nd.

E questo infine è quel che scrivono alcuni di quelli che ne hanno parlato:

“Funambolico” (La Stampa)

“Sventola di nuovo la bandiera dell’avanguardia” (Correre)

“Colpo di scena finale che sa di Tennessee Williams” (La Repubblica)

“Piglio onirico e disacrante” (Il Giornale)

“Passaggi notevoli per tratteggio storico e sottile umorismo” (Il Mattino)

(Sul sito della casa editrice la rassegna stampa completa).

Dove comprarlo? Ma quante cose volete sapere! In libreria per esempio: essendo distribuito da Messaggerie si trova un po’ dappertutto, in particolare nelle Feltrinelli. E poi nei negozi online: Internet Book Shop (IBS), Bol, Dvd.it, Hoepli, Libreriauniversitaria, Webster, Unilibro, Deastore e simili.

Se vi capita di leggerlo, fatemi sapere qui che ne pensate.