Io ci sto. Anzi, io ci vo (a Napoli)
Pubblicato: 27 ottobre 2014 Archiviato in: Mia figlia spiegata a mia figlia | Tags: Io ci sto, napoli, presentazioni Lascia un commentoE’ vero, non scrivevo da un po’, e il blog con quelle recensioni di atmosfera estiva in prima pagina stava incominciando a puzzare di stantìo. Ma il motivo principale per cui pubblico questo post non è solo per fare un po’ di ammuina. E’ perché sono lieto di annunciare una grande notizia (no, non quella privata, per quello c’è facebook): finalmente, dopo quasi sette mesi dall’uscita del libro, presenterò Mia figlia spiegata a mia figlia a Napoli. Il 7 dicembre, alle 11 (di mattina, sì. E’ domenica).
La cosa è notevole, al punto da dedicarci un post, non solo per ragioni soggettive, e nemo propheta e blabla. Ma per il posto in cui si farà: la libreria Io ci sto. Che è una libreria nuova, talmente nuova che fino all’altroieri era solo un’idea. Ed è una libreria molto particolare. Innanzitutto perché sta al Vomero-Arenella. Che, oltre a essere il mio quartiere, è il quartiere più abitato di Napoli (120mila abitanti, se fosse una città sarebbe tra le prime trenta in Italia, più popolosa di Bolzano o di Pisa, per dire). E, incredibile, è un quartiere che da qualche tempo era rimasto senza neanche una libreria.
Questo dev’essere stato il pensiero di alcuni – tanti, prima decine, poi centinaia – cittadini, che invece di aspettare o augurarsi che le cose cambiassero, lo hanno fatto succedere: hanno inventato una specie di libreria ad azionariato popolare. Anomala e innovativa – tradotto: assurda – nella forma, e anche nelle cose che organizza. Per esempio, in coincidenza con l’inaugurazione, il 25 ottobre, è partita una mostra d’arte (Amori sfigati, di Chiara Rapaccini) che però non è di quadri ma di vignette, che però non sono disegnate ma pittate su dei lenzuoli, che però non stanno tutti nello stesso posto ma dispersi per la città, per cui la mostra è una caccia al tesoro, un invito a trovarli e fotografarli, e chi vince vince una maglietta con una vignetta. Insomma, ci siamo capiti. O forse no. Appunto.
Un posto così, che è riuscito a smuovere persino il mio cuore di pietra, di solito – chi mi conosce lo sa – cinico e apocalittico rispetto ai destini dell’editoria in tutta la sua filiera. Vabbè, ci si vede là? Sì, dài.
Ps: dalle precedenti immagini, nonché da quella riportata in questa pagina, si deduce che, oltre a gesticolare e a fare le facce, alle presentazioni mi metto sempre la stessa camicia
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