Breve intervista a Dario De Marco

(un’intervista che mi ha fatto Stefano Amato, dopo aver pubblicato su A4 il racconto che precede – sempre bello poter usare la funzione “reblog”)

A4

Abbiamo intervistato Dario De Marco, l’autore del racconto contenuto nell’ultimo numero di “A4”, Madonna delle campagne. Ringraziamo l’autore per la disponibilità.

“A4”: Madonne delle campagne è scritto in una lingua, o forse sarebbe meglio dire un dialetto, che nella realtà non esiste, una via di mezzo fra il napoletano e il cilentano. Eppure è comprensibile anche a chi, come me, non è di quelle parti. Come sei riuscito in questo prodigio? Quanto lavoro c’è dietro? È la prima volta che usi questa lingua o l’avevi già “rodata” da qualche altra parte?

Dario De Marco: Mio padre era di un paesino del Cilento, mia mamma è della provincia di Napoli, io sono nato e cresciuto a Napoli. Anche se a casa mia quando ero piccolo non si parlava in dialetto perché i miei avevano paura che crescevo cafone e non m’imparavo bene l’italiano, a un certo punto…

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Come scrivere un romanzo che parla d’amore, spiegato male

minerva

Quella che segue è contemporaneamente una microrecensione e una non-recensione. Microrecensione perché si parlerà di una frase, un rigo appena. Non-recensione perché c’è un conflitto d’interessi grande come un’amicizia.

Alessandra Minervini è mia amica. O meglio, lo sarebbe diventata in seguito. Prima, tra noi c’è stato un tale intreccio di rapporti – editoriali, meramente editoriali – che fatico persino a metterli in fila. All’inizio, io ero redattore di una rivista de cuyo nombre no quiero acordarme, e lei giovine collaboratrice appena uscita dalla Holden (uh, i pezzi che non le ho fatto riscrivere… mi odierà ancora). Poi, lei fu editor occulta e seconda persona al mondo che leggeva il mio primo libro man mano che lo scrivevo (la prima essendo, visto che siamo in vena di confidenze, quella che all’epoca era la mia compagna e musa e sprone e coach, e che poi sarebbe diventata anche mia moglie); mi diede pochi ma decisivi consigli, prima che io lo sottoponessi all’editore, e ne fu uno dei più sinceri sponsor una volta che uscì, addirittura citandolo in qualche suo corso di scrittura creativa, se non erro. Infine, fu editor ufficiale del mio secondo libro, ma ancora prima fu quella che per conto di LiberAria mi chiese di scriverlo, poi insistette, poi rinunciò, poi si ripropose, poi mi diede le idee, poi mi seguì passo passo cercando di farmi togliere le parole in dialetto (senza riuscire).

Nel frattempo, in tutti questi anni, io sapevo che lei stava scrivendo il suo, di libro. Ogni tanto me ne parlava. Ogni tanto mi mandava qualche pezzo (su cui tacevo, e di cui non ho ritrovato neanche mezzo rigo nel testo pubblicato). Ogni tanto mi faceva leggere qualche racconto, ma puntualizzando che si trattava di ben altro. Adesso – adesso si fa per dire, è uscito a ottobre – finalmente, eccolo qua: Overlove. Minerva mi ha messo anche nei ringraziamenti, a suggello definitivo del conflitto, anche se continuo a non capire cosa ho fatto.

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Spring-summer 2014 tour

Nell’attesa di definire le tappe del tour mondiale che porterà Mia figlia spiegata a mia figlia da Toronto a Sydney, vi anticipo i primi appuntamenti in giro per l’Italia.

Genova. Venerdì 6 giugno, ore 18:30. Libreria Falso Demetrio.
Uno contro tutti – faccia a faccia con lettori e non, genitori e non.

Bari. Giovedì 12 giugno. Libreria Coop.
Presentazione gastronomica – show cooking con le ricette tratte dal libro.

Torino. Domenica 22, ore 11. Circolo Lombroso 16.
Brunch letterario – letture, discussioni, degustazioni di prodotti tipici, biologici, km zero e child friendly.

Maggiori dettagli e aggiornamenti li inserirò man mano che verranno definiti. A presto!

Con Alessandra Minervini al Luna's Torta, Torino

Con Alessandra Minervini al Luna’s Torta, Torino

Ps: non ho sempre questa faccia da deficiente, di solito sono anche peggio.


Un altro libro (mio)

Sissignore: nonostante tutto, ne ho fatto un altro. L’ho scritto nel 2013 ed esce tra qualche giorno, l’8 maggio. L’ho scritto grazie alla casa editrice LiberAria, che me l’ha chiesto, grazie. Si chiama Mia figlia spiegata a mia figlia, il titolo stavolta l’ho scelto io, e ne vado fiero. Il resto non so, ditemi voi.

copertina

Ma facciamo i seri, ecco la presentazione ufficiale dell’editore:

Cosa vuol dire essere dipendenti dalla propria figlia? Vuol dire essere contenti se nel cuore della notte la bambina chiama e per una volta non chiama la mamma ma il papà; vuol dire concentrare tutta la vita di “prima” – lavoro, hobby, relazioni sociali – nelle poche ore di asilo, e trovarsi inaspettatamente senza sapere cosa fare se, ad esempio, una sera lei è andata a dormire dalla nonna. Vuol dire credere che non ci siano distanze, differenze e ruoli e che, se ogni scarrafone è bello a mamma sua, lo stesso vale per il papà. Ma attenzione: questo non è il diario di un papà precario, o di un casalingo disperato, o di un mammo. Mia figlia spiegata a mia figlia di Dario De Marco è il racconto di una dipendenza fortuita – la fine del lavoro proprio in contemporanea con la nascita della sua bambina – che si basa su profonde convinzioni etiche: la parità dei diritti e doveri uomo-donna, e quindi papà-mamma; la considerazione dei bambini piccoli come esseri viventi e soggetti in tutto e per tutto, non come degli uomini con qualcosa in meno, degli adulti potenziali. Un libretto ironico che mette indirettamente alla berlina le pretese dei genitori, e in generale degli adulti, di imporre un sapere dall’alto.

Su Affaritaliani si può leggere un’anteprima tratta dal capitolo 1.

Si trova nelle librerie sia di catena che indipendenti, se non si trova si può ordinare al libraio, se non si vuole uscire di casa si può comprare su internet, se non si vuole foraggiare amazon e simili si può comprare direttamente sul sito della casa editrice.

Costa 10 euro, sono meno di 200 pagine compreso l’indice, si può fare.