Io ci sto. Anzi, io ci vo (a Napoli)

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E’ vero, non scrivevo da un po’, e il blog con quelle recensioni di atmosfera estiva in prima pagina stava incominciando a puzzare di stantìo. Ma il motivo principale per cui pubblico questo post non è solo per fare un po’ di ammuina. E’ perché sono lieto di annunciare una grande notizia (no, non quella privata, per quello c’è facebook): finalmente, dopo quasi sette mesi dall’uscita del libro, presenterò Mia figlia spiegata a mia figlia a Napoli. Il 7 dicembre, alle 11 (di mattina, sì. E’ domenica).

La cosa è notevole, al punto da dedicarci un post, non solo per ragioni soggettive, e nemo propheta e blabla. Ma per il posto in cui si farà: la libreria Io ci sto. Che è una libreria nuova, talmente nuova che fino all’altroieri era solo un’idea. Ed è una libreria molto particolare. Innanzitutto perché sta al Vomero-Arenella. Che, oltre a essere il mio quartiere, è il quartiere più abitato di Napoli (120mila abitanti, se fosse una città sarebbe tra le prime trenta in Italia, più popolosa di Bolzano o di Pisa, per dire). E, incredibile, è un quartiere che da qualche tempo era rimasto senza neanche una libreria.

Questo dev’essere stato il pensiero di alcuni – tanti, prima decine, poi centinaia – cittadini, che invece di aspettare o augurarsi che le cose cambiassero, lo hanno fatto succedere: hanno inventato una specie di libreria ad azionariato popolare. Anomala e innovativa – tradotto: assurda – nella forma, e anche nelle cose che organizza. Per esempio, in coincidenza con l’inaugurazione, il 25 ottobre, è partita una mostra d’arte (Amori sfigati, di Chiara Rapaccini) che però non è di quadri ma di vignette, che però non sono disegnate ma pittate su dei lenzuoli, che però non stanno tutti nello stesso posto ma dispersi per la città, per cui la mostra è una caccia al tesoro, un invito a trovarli e fotografarli, e chi vince vince una maglietta con una vignetta. Insomma, ci siamo capiti. O forse no. Appunto.

Un posto così, che è riuscito a smuovere persino il mio cuore di pietra, di solito – chi mi conosce lo sa – cinico e apocalittico rispetto ai destini dell’editoria in tutta la sua filiera. Vabbè, ci si vede là? Sì, dài.

presentaz padova

Con Elvira Scigliano alla Feltrinelli di Padova

 

presentaz torino

Con Noemi Cuffia al Circolo dei Lettori di Torino

Ps: dalle precedenti immagini, nonché da quella riportata in questa pagina, si deduce che, oltre a gesticolare e a fare le facce, alle presentazioni mi metto sempre la stessa camicia


Spring-summer 2014 tour

Nell’attesa di definire le tappe del tour mondiale che porterà Mia figlia spiegata a mia figlia da Toronto a Sydney, vi anticipo i primi appuntamenti in giro per l’Italia.

Genova. Venerdì 6 giugno, ore 18:30. Libreria Falso Demetrio.
Uno contro tutti – faccia a faccia con lettori e non, genitori e non.

Bari. Giovedì 12 giugno. Libreria Coop.
Presentazione gastronomica – show cooking con le ricette tratte dal libro.

Torino. Domenica 22, ore 11. Circolo Lombroso 16.
Brunch letterario – letture, discussioni, degustazioni di prodotti tipici, biologici, km zero e child friendly.

Maggiori dettagli e aggiornamenti li inserirò man mano che verranno definiti. A presto!

Con Alessandra Minervini al Luna's Torta, Torino

Con Alessandra Minervini al Luna’s Torta, Torino

Ps: non ho sempre questa faccia da deficiente, di solito sono anche peggio.


Un altro libro (mio)

Sissignore: nonostante tutto, ne ho fatto un altro. L’ho scritto nel 2013 ed esce tra qualche giorno, l’8 maggio. L’ho scritto grazie alla casa editrice LiberAria, che me l’ha chiesto, grazie. Si chiama Mia figlia spiegata a mia figlia, il titolo stavolta l’ho scelto io, e ne vado fiero. Il resto non so, ditemi voi.

copertina

Ma facciamo i seri, ecco la presentazione ufficiale dell’editore:

Cosa vuol dire essere dipendenti dalla propria figlia? Vuol dire essere contenti se nel cuore della notte la bambina chiama e per una volta non chiama la mamma ma il papà; vuol dire concentrare tutta la vita di “prima” – lavoro, hobby, relazioni sociali – nelle poche ore di asilo, e trovarsi inaspettatamente senza sapere cosa fare se, ad esempio, una sera lei è andata a dormire dalla nonna. Vuol dire credere che non ci siano distanze, differenze e ruoli e che, se ogni scarrafone è bello a mamma sua, lo stesso vale per il papà. Ma attenzione: questo non è il diario di un papà precario, o di un casalingo disperato, o di un mammo. Mia figlia spiegata a mia figlia di Dario De Marco è il racconto di una dipendenza fortuita – la fine del lavoro proprio in contemporanea con la nascita della sua bambina – che si basa su profonde convinzioni etiche: la parità dei diritti e doveri uomo-donna, e quindi papà-mamma; la considerazione dei bambini piccoli come esseri viventi e soggetti in tutto e per tutto, non come degli uomini con qualcosa in meno, degli adulti potenziali. Un libretto ironico che mette indirettamente alla berlina le pretese dei genitori, e in generale degli adulti, di imporre un sapere dall’alto.

Su Affaritaliani si può leggere un’anteprima tratta dal capitolo 1.

Si trova nelle librerie sia di catena che indipendenti, se non si trova si può ordinare al libraio, se non si vuole uscire di casa si può comprare su internet, se non si vuole foraggiare amazon e simili si può comprare direttamente sul sito della casa editrice.

Costa 10 euro, sono meno di 200 pagine compreso l’indice, si può fare.