Il giallo dell’estate? Ha ottant’anni

deangelisIn mancanza di un vero e proprio giallo dell’estate che ci assilla dalle pagine di cronaca, converrà volgere lo sguardo alla letteratura di genere: meglio se storica, meglio ancora se preistorica. È quello che fa la casa editrice Sellerio, che da un po’ di anni a questa parte va ripubblicando i romanzi di Augusto De Angelis (1888-1944). Di lui sappiamo che fu il creatore del primo detective seriale della letteratura italiana, in quindici libri scritti dal ’35 al ’43; che fu incarcerato per antifascismo e che morì per le conseguenze di un pestaggio fascista; che il suo personaggio, il commissario De Vincenzi, fu portato in tv da Paolo Stoppa negli anni ’70 in una serie di sceneggiati.

Sì vabbe’, ma in pratica, com’è leggere questi gialli? Un tuffo nel passato. Non come nei romanzi di ambientazione storica, che sono delle ricostruzioni più o meno accurate di un’epoca, ma in cui si percepisce la mano contemporanea. Qui, è come frugare nei documenti d’archivio, e contemporaneamente risalire agli albori del poliziesco all’italiana, appunto alla sua preistoria. Ad esempio, prendiamo questo Il canotto insanguinato (pag. 366, euro 14) e vediamo in quanti modi è un tuffo nel passato. Nello stile: deliziosamente, sinceramente raffinato; vi si trovano autentici pezzi d’antiquariato, come questo: “uno dei tanti profughi, che la rivoluzione di Lenin ha ventilabrati pel mondo”. Nell’ambientazione: molto internazionale e deluxe; casinò ed equivoche bische, yacht e Pascià, la Riviera di ponente e la Costa azzurra – in un’epoca in cui davvero tali scenari erano privilegio di pochi, e però ci volevano due giorni per arrivare in treno a Strasburgo e le automobili “correvano” a venticinque all’ora. Nei personaggi: caratteri, ma non macchiette; l’esule russo, la bella spia francese, l’ambasciatore turco, il gioielliere olandese, la bionda fatale con un orribile segreto, il croupier doppiogiochista… e lo stesso commissario italiano, che si affida più al fiuto che alla logica, più alla psicologia che all’interrogatorio brutale – senza disdegnare le rivoltellate se necessario. Infine, nella trama: un mistero che parte con un omicidio soltanto presunto, anche se poi i cadaveri non mancheranno; che prima sembra una storia d’amore e gelosia, poi uno squallido regolamento di conti tra drogati del gioco d’azzardo, poi ancora un intrigo spionistico internazionale, e forse è tutte queste cose assieme e molto di più.

Un tuffo nel passato: e nonostante questo, De Angelis costruisce una narrazione avvincente e moderna, tutta fatti, un inseguimento e un colpo di scena dopo l’altro. Senza concessioni alla prosa d’arte, che ai tempi andava per la maggiore. E senza la tentazione di fare moralismi, o peggio ancora sociologia, piaga che affliggerà tanti cosiddetti gialli nei successivi ottanta anni.

(Versione integrale dell’articolo uscito oggi sul Mattino)



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